Ciao e benvenuta/o in questo nuovo articolo dedicato ai PLANK e alla Core Training
In questo articolo vedremo come evolvere dal plank statico al core training funzionale: vedremo quindi progressioni avanzate, esercizi anti-rotazione, anti-estensione e anti-flessione laterale per ottenere un Core forte, stabile per la tua schiena.
Il rinforzo del core non è solo una questione estetica: è il nodo di trasmissione delle forze tra parte superiore e inferiore del corpo, la base del controllo posturale e un elemento cruciale per la prevenzione degli infortuni e il miglioramento della performance. In questo articolo approfondiremo il concetto di core stability avanzato, spiegando perché il semplice plank statico non è sufficiente quando l’obiettivo è la forza funzionale, come strutturare progressioni efficaci e quali varianti usare per allenare anti-rotazione, anti-estensione e anti-flessione laterale. Infine analizzeremo errori comuni e i casi in cui il plank può diventare controproducente, con riferimenti a studi scientifici per sostenere le indicazioni pratiche.
Core stability vs forza funzionale: definizioni chiare
Core stability indica la capacità del tronco di mantenere un controllo adeguato dell’allineamento spino-pelvico durante compiti statici e dinamici, attraverso attivazione neuromuscolare coordinata (trasverso, obliqui, multifido, diaframma, pavimento pelvico, ecc.). La forza funzionale del core è invece l’abilità di generare e trasferire forza efficacemente durante movimenti sportivi e quotidiani (es. sprint, cambio di direzione, sollevamento di carichi, spinta). Allenare solo la resistenza isometrica (tenere il plank) sviluppa un aspetto della stabilità, ma non necessariamente la capacità di opporsi a forze rotazionali, di estensione o a momenti di flessione laterale che avvengono durante la vita reale e lo sport. Per questo un programma completo deve includere esercizi che permettano stabilità durante la movimentazione quotidiana (anti-rotation, anti-extension, anti-lateral flexion) e progressioni dinamiche mirate. Questa impostazione è sostenuta da revisioni e approcci completi al core training che raccomandano l’integrazione di esercizi anti-movimento, controllo motorio e carichi funzionali[1].
Perché il “core” conta davvero
Con “core” intendiamo l’insieme dei muscoli che stabilizzano la colonna vertebrale, il bacino e la cintura scapolare: trasverso dell’addome, obliqui interni ed esterni, retto dell’addome, multifido, erettori spinali, e anche glutei e muscoli della coscia che partecipano alla catena cinetica. Un core stabile permette di trasferire forza tra arti superiori e inferiori, mantenere un’adeguata postura e ridurre il carico diretto sulla colonna vertebrale durante movimenti funzionali (portare carichi, correre, lanciare, sollevare). L’importanza della core stability è stata documentata in revisioni e linee guida cliniche che la collegano alla prevenzione degli infortuni e al controllo motorio[2].
Stabilità vs forza: due facce dello stesso nucleo
È utile distinguere due concetti spesso confusi:
- Core stability (stabilità del core): capacità di mantenere la posizione ottimale del rachide e del bacino durante movimenti o sotto carico, spesso legata a controllo neuromuscolare e resistenza isometrica.
- Forza funzionale del core: capacità di generare e trasmettere forza in modo efficace durante azioni dinamiche (es. sprint, salto, sollevamento pesi).
Un programma completo dovrebbe lavorare su entrambi gli aspetti. Revisioni di letteratura recenti mostrano che programmi di core training possono migliorare performance come salto, equilibrio e trasferimento di forza, a patto che siano specifici e progressivi[3].
Perché il plank è utile ma non basta
Il plank (front plank, side plank e loro varianti) è eccellente per allenare la tenuta isometrica, migliorare la resistenza locale e insegnare un controllo posturale di base. L’esercizio attiva simultaneamente diversi muscoli del tronco con un basso impatto sulla colonna, ed è facilmente scalabile per la maggior parte delle persone. Tuttavia, i limiti sono chiari:

- il plank è soprattutto un test di resistenza isometrica e non misura la capacità di opporsi a forze rotazionali o a carichi asimmetrici;
- la pratica esclusiva di plank non sviluppa pienamente la trasmissione di forza nei gesti dinamici (sprint, sollevamento);
- mantenere plank prolungati con compensi (iperlordosi, scapole troppo depresse o bacino affossato) può consolidare pattern posturali scorretti.
Studi che hanno correlato la performance massima in plank con altri test di fitness mostrano che il plank è parzialmente informativo ma non esaustivo sullo stato di allenamento funzionale complessivo. Per questo è raccomandata una programmazione più ampia[4].
Principi di progressione: come passare dal plank statico al core training
Una programmazione mirata che permetta una progressione corretta dal plank statico al core training con l’obiettivo di rinforzare tutti i muscoli addominali perché siano funzionali e protettivi dei movimenti e sforzi quotidiani a cui il corpo è sottoposto. Gli step da seguire sono:
- Controllo e tecnica: padroneggiare plank base, side plank e la respirazione diaframmatica (coordinazione diaframma–trasverso).
- Aggiunta di variabilità e stimolo neuromuscolare: dead bug, bird dog, per migliorare controllo in presenza di movimento degli arti.
- Anti-movimento (isometria contro carichi esterni): Pallof press, paloff hold, anti-rotazioni con cavi/bande.
- Applicazione di carico e velocità: chopping/lifting (cable), anti-rotation con rotazione controllata, esercizi plyometrici integrati per trasferire la stabilità in forza esplosiva.
- Test e transfer: inserire test specifici (tempo plank tecnico, Pallof hold, valutazioni di equilibrio e performance sport-specifiche) e verificare miglioramenti nello squat, salto, sprint o nella riduzione del dolore in attività quotidiane.
La progressione non è lineare per tutti ma deve essere personalizzata: persone con dolore lombare o scarso controllo pelvico richiederanno più tempo nella fase 1–2. Un approccio progressivo e basato sulla qualità del movimento è più efficace di molte ripetizioni di plank eseguite male. Revisioni cliniche suggeriscono che programmi progressivi e mirati alla stabilità funzionale ottengono risultati migliori rispetto a protocolli non specifici[5].
Esercizi fondamentali: cosa fanno e perché inserirli
1) Plank (varianti)
Il plank è l’esercizio isometrico per eccellenza: allinea la colonna, attiva trasverso, addominali e obliqui e richiede stabilità scapolare e dell’anca. Le ricerche EMG mostrano come varie versioni del plank (front plank, side plank, plank su fitball o TRX) modulino l’attivazione dei muscoli addominali e dei lombari; l’uso di superfici instabili tende ad aumentare l’attivazione muscolare, ma con maggiore richiesta di controllo e fatica. In altre parole, il plank è eccellente per lavorare la resistenza statica e la postura del core, e si presta a progressioni semplici[6].

Esempi di progressione:
- Front plank su gomiti, piedi a terra — 3 serie da 20–40″
- Plank laterale (statico o in rotazione) — 3 serie da 15–30″ per lato


- Plank con sollevamento alternato di braccio/gamba (progressione dinamica)
Pillole tecniche: mantieni il bacino allineato (non iperlordosi, non affossare i fianchi), spingi i gomiti a terra, respira regolarmente.
2) Pallof press (anti-rotation)
Il Pallof press è un esercizio anti-rotazione eseguito spesso con banda elastica o cavo: il soggetto tiene la resistenza davanti al petto e la spinge in avanti resistendo al momento rotazionale. Questo insegna ai muscoli del core a contrastare forze rotazionali, rinforzando la stabilità in situazioni funzionali (trasportare una borsa, ricevere un impatto, lanciare). Studi e articoli tecnici lo promuovono come eccellente esercizio anti rotation e per l’attivazione del trasverso e degli obliqui[7].
Programmazione: 3–4 serie da 8–15 ripetizioni controllate per lato, o tenute isometriche di 10–30″ mantenendo la posizione estesa.
3) Dead bug
Il dead bug è un esercizio che lavora sul controllo e la sincronizzazione tra bacino e arti: dalla posizione supina si alternano estensioni controllate di braccia e gambe mantenendo il tratto lombare aderente al pavimento. È eccellente per insegnare al trasverso addominale e al multifido a stabilizzare il rachide durante i movimenti degli arti, quindi molto utile per la core stability dinamica. Studi EMG indicano che varianti del dead bug presentano buona attivazione degli addominali profondi, soprattutto quando le estremità si muovono lentamente e in controllo[8].
Consiglio pratico: progressioni dal dead bug con ginocchio piegato → gamba estesa → aggiungere resistenza o movimenti più lunghi.
4) Bird dog
Il bird dog (in quadrupedia, estensione opposta di braccio e gamba) è molto utilizzato in riabilitazione per il controllo lombo-pelvico. Offre un eccellente allenamento per coordinazione e stabilità degli estensori spinali e dei glutei, riducendo carichi compressivi e migliorando la capacità di mantenere l’allineamento durante attività unilaterali. EMG e studi biomeccanici lo indicano come utile nella riabilitazione del mal di schiena e per il rinforzo del controllo motorio. Tuttavia, come tutte le tecniche, l’efficacia dipende dalla qualità dell’esecuzione e dalla progressione del programma8.

Variante avanzata: bird dog con isometria maggiore, con carico sulla caviglia o mano, o versione dinamica con movimento controllato.
5) Roll Down
Il Roll Down è una tenuta supina che richiede una forte contrazione degli addominali profondi per mantenere la schiena bassa sul pavimento con spalle e gambe sollevate. Attiva intensamente il retto e il trasverso e sviluppa controllo in flessione anti-estensione. Negli ultimi anni il Roll Down è diventato popolare nelle routine di forza funzionale per la sua capacità di sviluppare tensione totale del corpo e controllo pelvico.

Suggerimento: per i principianti si può iniziare con ginocchia piegate o con le mani vicino ai fianchi; progredire a gambe e braccia estese.
Esempi pratici di progressione (protocollo di 8 settimane)
Esempio sintetico per migliorare core stability funzionale in 8 settimane (2–3 sedute/settimana). Aggiungi warm-up e lavori di mobilità.
Settimane 1–2 (controllo di base)
- Dead bug (cue schiena a terra): 3×8 per lato
- Front plank gomiti: 3×20–30″ (tecnica pulita)
- Bird dog: 3×8 per lato (isometria 2–3″)
- Side plank su ginocchio: 3×15–20″ per lato
Settimane 3–4 (introduzione anti-movimento)
- Pallof press (banda, in ginocchio): 3×8–10 per lato
- Roll Down modificato (ginocchia piegate): 3×15–25″
- Front plank con sollevamento alternato braccio: 3×20–30″
- Suitcase carry leggero: 2×30 m per lato
Settimane 5–6 (carico e instabilità controllata)
- Pallof press in piedi con cavo: 4×8 per lato
- Hollow rocks: 4×20–30″
- Side plank piede + sollevamento gamba: 3×15–30″ per lato
- Farmer/suitcase carry carico medio: 3×40–60 m
Settimane 7–8 (transfer e potenza)
- Anti-rotation chops/lifts (cavo): 4×6–8 per lato
- Plank su anelli o con piede instabile: 3×30–45″
- Dead bug con carico (caviglia/mani): 3×10 per lato
- Circuit con carichi funzionali (squat + carry + anti-rotation) per trasferire la stabilità in forza.
Questa struttura combina controllo motorio, anti-movimento, resistenza e trasferimento pratico a compiti funzionali.
Errori comuni nell’allenamento del core e come correggerli
- Focalizzarsi solo sulla durata del plank: conta molto di più la qualità: 30” eseguiti correttamente valgono più di 3′ con compensi. Verifica la neutralità del bacino e la respirazione.
- Ignorare la respirazione e l’attivazione del diaframma: il core funziona in sinergia con il diaframma e il pavimento pelvico; trattenere il respiro porta a tensioni indebite e riduce il controllo.
- Aggiungere instabilità prima del controllo: usare Swiss ball, anelli o instabilità solo quando la tecnica è consolidata; altrimenti si amplificano i compensi. Studi confrontano training su superfici instabili e suggeriscono che l’instabilità aumenta l’attivazione ma non sempre questo significa aumento della performance[9].
- Fare troppi crunch e poco lavoro di core training — i crunch creano forza locale ma spesso non trasferiscono stabilità funzionale; meglio preferire dead bug, pallof, carriers.
- Non personalizzare per chi ha dolore lombare: persone con LBP necessitano di progressioni più lente e monitoraggio; bird dog, dead bug e progressioni di carico graduale sono strumenti utili ma devono essere programmati e controllati. Alcuni studi mostrano risultati variabili se gli esercizi non sono inseriti in un programma globale e personalizzato[10].
Core stability e vita quotidiana: come misurare il transfer
Il vero test della core stability funzionale è il suo impatto su movimento e attività reali. Indicatori utili:
- Performance sportiva: miglioramenti in sprint, salto verticale, cambio di direzione, e performance di sollevamento possono indicare un transfer positivo. Revisioni recenti mostrano miglioramenti in qualità fisiche di base (equilibrio, forza di base) con core training, mentre l’effetto su indicatori altamente specifici dipende dalla programmazione e durata[11].
- Attività quotidiane: riduzione del dolore durante sollevamenti, trasporto di oggetti, respirazione migliorata, minore affaticamento posturale.
- Test oggettivi: tempo di plank tecnico, Pallof hold tempo, carry distances, test di salto e sprint. Utilizzare più metriche per avere quadro completo.
Per massimizzare il transfer è necessario includere esercizi che simulino richieste reali (carries, anti-rotation con movimenti di catena cinetica, esercizi con angoli e velocità simili allo sport praticato).
Efficacia scientifica: cosa ci dicono gli studi
È importante riportare i punti principali supportati dalla letteratura:

- La core stability è correlata alla prevenzione degli infortuni e al controllo motorio. Pubblicazioni cliniche spiegano come il training del core migliori la capacità di mantenere la posizione neutra della colonna e trasferire carichi, elementi utili nella prevenzione di infortuni da sovraccarico[13].
- Differenti esercizi attivano i muscoli del core in modi diversi. Revisioni EMG mostrano che esercizi isometrici come il plank attivano il core in maniera sostenuta, mentre movimenti come dead bug e bird dog coinvolgono maggiormente il controllo in presenza di movimento degli arti; la scelta dell’esercizio dipende dall’obiettivo (resistenza, controllo, forza)[14].
- Il bird dog è spesso raccomandato nella riabilitazione del rachide, ma l’efficacia a breve termine può variare. Studi recenti hanno analizzato il bird dog per la riabilitazione; mentre alcuni lavori mostrano benefici su controllo e attivazione, altri trial più recenti suggeriscono che il singolo esercizio, se non parte di un programma più ampio, può non essere sufficiente per migliorare alcuni outcome funzionali. Questo sottolinea l’importanza della progressione, del contesto clinico e della personalizzazione di un programma di allenamento[15].
- Le progressioni e la qualità dell’esecuzione sono fondamentali. Confronti tra esercizi mostrano che non esiste “l’esercizio perfetto”: la risposta dipende da come viene eseguito e progressivamente sovraccaricato. Studi che comparano diversi esercizi evidenziano che l’allenamento dovrebbe essere personalizzato e misurabile[16].
Dall’allenamento alla performance quotidiana
Il percorso dalla stabilità alla forza funzionale passa per scelte consapevoli: selezionare esercizi che sviluppino controllo neuromuscolare (dead bug, bird dog), resistenza e postura (plank, roll down) e capacità di contrastare forze rotazionali (Pallof press e anti-rotation). La letteratura scientifica sostiene l’importanza di un training specifico, progressivo e integrato per migliorare performance e, potenzialmente, ridurre il rischio di infortuni, ma sottolinea anche che non esiste una soluzione universale ma è necessaria una personalizzazione del programma di allenamento: sono infatti decisivi la qualità dell’esecuzione, la progressione e il contesto individuale[17].
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Ti aspetto!
Un abbraccio
Katia
[1] Lupowitz, L. G. (2023). Comprehensive Approach to Core Training in Sports Physical Therapy: Optimizing Performance and Minimizing Injuries. International Journal of Sports Physical Therapy, 18(4), 800–806.
[2] Bliven, K. C. H., & Anderson, B. E. (2013). Core stability training for injury prevention. Sports Health: A Multidisciplinary Approach, 5(6), 514-522.
[3] Rodríguez-Perea, Á., Reyes-Ferrada, W., Jerez-Mayorga, D., Chirosa Ríos, L., Van den Tillar, R., Chirosa Ríos, I., & Martínez-García, D. (2023). Core training and performance: a systematic review with meta-analysis. Biology of Sport, 40(4), 975–992
[4] Van der Weyden, M. S., Toczko, M., Fyock-Martin, M., & Martin, J. (2022). Relationship between a Maximum Plank Assessment and Fitness, Health Behaviors, and Moods in Tactical Athletes: An Exploratory Study. International Journal of Environmental Research and Public Health, 19(19), 12832.
[5] Wang, H., Fan, Z., Liu, X., Zheng, J., Zhang, S., Zhang, S., Yu, Q., Lo, W. L. A., Chen, X., & Wang, C. (2023). Effect of progressive postural control exercise versus core stability exercise in young adults with chronic low back pain: A randomized controlled trial. Pain and Therapy, 12(1), 293–308
[6] Snarr, R. L., & Esco, M. R. (2014). Electromyographical comparison of plank variations performed with and without instability devices. Journal of Strength and Conditioning Research, 28(11), 3028–3033.
[7] Stephens, J., Bacon, E., Evans, C., Locke, S., & McCulloch, R. (2021). Anti-rotational and rotational abdominal exercises and the concurrent muscle activation: A methodology study. International Journal of Exercise Science: Conference Proceedings, 8(9), Article 12.
[8] Yun, B.–G., Lee, S.–J., So, H.–J., & Shin, W.–S. (2017). Changes in muscle activity of the abdominal muscles according to exercise method and speed during dead bug exercise. Physical Therapy Rehabilitation Science, 6(1), 1–6.
[9] Gao, J., Liu, D., Zhu, J., Guo, Q., & Wang, X. (2025). Instability core training vs traditional core training on trunk strength and sprint performance among athletes: A systematic review and meta-analysis. PeerJ, 13, e20212.
[10] Prat-Luri, A., Vera-García, F. J., Moreno-Navarro, P., Juan-Recio, C., de los Ríos-Calonge, J., Heredia-Elvar, J. R., Elvira, J. L. L., & Barbado, D. (2025). Short-term bridging and bird-dog exercise programs did not enhance trunk performance and whole-body dynamic balance in young physically active males: A double-blind randomized trial. PLOS ONE, 20(6), e0325040
[11] Yu, T., Xu, Y., Zhang, Z., Sun, Y., Zhong, J., & Ding, C. (2025). The impact of core training on overall athletic performance in different sports: A comprehensive meta-analysis. BMC Sports Science, Medicine and Rehabilitation, 17, Article 112.
[12] Rodríguez-Perea, Á., Reyes-Ferrada, W., Jerez-Mayorga, D., Chirosa Ríos, L., Van den Tillaar, R., Chirosa Ríos, I., & Martínez-García, D. (2023). Core training and performance: A systematic review with meta-analysis. Biology of Sport, 40(4), 975–992.
[13] Bliven, K. C. H., & Anderson, B. E. (2013). Core stability training for injury prevention. Sports Health: A Multidisciplinary Approach, 5(6), 514–522.
[14] Bliven, K. C. H., & Anderson, B. E. (2013). Core stability training for injury prevention. Sports Health: A Multidisciplinary Approach, 5(6), 514–522.
[15] Losavio, R., Contemori, S., Bartoli, S., Dieni, C. V., Panichi, R., & Biscarini, A. (2023). Electromyographic and stabilometric analysis of the static and dynamic “standing bird dog” exercise. Sports, 11(6), 119.
[16] Tsartsapakis, I., Bagioka, I., Fountoukidou, F., & Kellis, E. (2024). A comparison between core stability exercises and muscle thickness using two different activation maneuvers. Journal of Functional Morphology and Kinesiology, 9(2), 70.
[17] Rodríguez-Perea, Á., Reyes-Ferrada, W., Jerez-Mayorga, D., Chirosa Ríos, L., Van den Tillaar, R., Chirosa Ríos, I., & Martínez-García, D. (2023). Core training and performance: A systematic review with meta-analysis. Biology of Sport, 40(4), 975–992.

